Quando si parla di musica tutti risultiamo affascinati da alcuni brani o melodie dei nostri beniamini. Eppure, per chi la vive da dentro, un brano non è soltanto un bell’insieme di note e di parole, perché dietro c’è un lavoro e delle competenze che vanno oltre ciò che noi semplicemente ascoltiamo a prodotto finito. E riferendoci all’universo U2 ciò che sta dietro quel sound affascinante e unico è più ricco e complesso di quello che pensiamo…
Uno degli elementi fondamentali in questo senso è l’utilizzo specifico del Delay. Per capirne meglio i segreti e la sua identità dietro ad ogni canzone U2 chiediamo aiuto al nostro esperto Anx!
In musica si sente spesso parlare del “Delay”; di cosa si tratta con precisione?
Beh, sostanzialmente il Delay, tradotto alla lettera dall’inglese “Ritardo”, ripete una o più volte le note eseguite ad una determinata distanza di tempo, il tutto programmato secondo il bpm (Battito Per Minuto) della canzone in questione. È frequentemente utilizzato da qualsiasi artista in tutti i brani, dalla musica leggera al rock, ad un volume spesso impercettibile dall’orecchio umano, specialmente dopo un mixaggio finito. Questo serve per inspessire il suono; per farlo invece risultare più pieno viene spesso raddoppiato. Può esser utilizzato per qualsiasi strumento: dalla chitarra al basso, dalla batteria, ancor più frequentemente alle voci e perché no anche alle percussioni, tutto in base alla creatività di un artista.
Riferendoci agli U2 sappiamo che il loro sound è un vero e proprio marchio di fabbrica che li identifica, quanto incide il Delay nel loro sound?
Collegandoci alla domanda precedente, a differenza di tutti gli artisti, internazionali e non, che utilizzano il Delay come abbellimento, gli U2 o, ancor meglio, The Edge, utilizzano il “Ritardo” come principale effetto, a volumi evidenti che scandiscono la ripetizione. Direi quindi che gli U2 senza Delay non sarebbero gli U2, perché basano il loro sound su questo effetto che, visto da fuori, sembrerebbe la cosa più semplice da settare, ma credetemi è la formula matematica più complessa al mondo.
Ogni canzone della band irlandese ha una sua formula musicale, in che modi e in che quantità cambia il Delay da un brano all’altro?
Ogni canzone ha più Delay personalizzati ad essa con diverse ripetizioni, diversa velocità di ritardo, diverse modulazioni e diverso volume, tutto regolato in base alla velocità di esecuzione della canzone, termine tecnico già citato in precedenza, il bpm.
Se pensi a tutti i successi degli U2 in quali canzoni prevale ed ha un contributo maggiore il Delay?
Direi che in maniera spropositata, si senta tantissimo in Where The Streets Have No Name, Pride, Bad, The Elecrtic Co. , I Still Haven’t Found What I’m Looking For e molte altre ancora, soprattutto negli album “The Unforgettable Fire” e “The Johsua Tree”.
Dagli esordi negli anni ’80 ad oggi l’utilizzo del Delay è cambiato?
Possiamo dire che è evidente il cambio di sound dagli anni 80 rispetto agli ultimi anni. Non tanto per il modo in cui viene utilizzato il Delay, dato che i settaggi, parlando di ritardi, cambiano leggermente di ripetizioni e volumi più o meno alti rispetto agli anni passati, oppure alcuni vecchi successi re-interpretati negli ultimi tour hanno un bpm inferiore e di conseguenza variano i numeri, ma più che altro sono subentrati nuovi modelli di Delay a Rack abbandonando lo storico TC Electronic 2290 per il Korg SDD3000 o Korg SDD2000, unità molto differenti tra loro.
Parlando in termini più tecnici da che cosa si ottiene il Delay utilizzato da The Edge e come va usato per ottenere un sound uguale al suo?
Ripeto e ripeterò sempre che, secondo il mio punto di vista, non esiste una regola fissa e non esistono dei parametri scritti che inserendoli nelle proprie unità suoneranno identiche a The Edge per il semplice motivo che ognuno di noi dosa e utilizza in maniera differente la mano che impugna il nostro Herdim Blue Nylon Pick. Il tocco è fondamentale per sballare l’efficacia del Delay: uno più soft e tecnico potrebbe aver bisogno di un po’ di guadagno nel volume a differenza di un tocco più secco e deciso che richiede meno feedback (numero di ripetizioni). Detto questo, un minimo di base esiste. The Edge, per farla breve, utilizza mediamente 3 Delay contemporaneamente: nella maggior parte dei casi, il primo, quello che riconosciamo lontano un miglio, è un Delay impostato sull’ottava puntata, inteso come una ripetizione che cade dopo 1/8 + 1/16, quindi 3/16, con volume più alto rispetto agli altri 2 che a fine catena, dopo lo sdoppiamento del segnale, viene mandato ad uno dei Vox AC30; il secondo, è un Delay con ripetizione che cade dopo ¼, la quale, per ottenere un corretto rimbalzo e senza disturbi, viene mandata nel secondo Vox AC30; il terzo Delay è opzionale, è un ritardo velocissimo che, se sommato agli altri due correttamente, aiuta nella ritmica. Da non dimenticare anche un corretto uso della modulazione che attribuisce una sorta di vibrato/oscillazione o effetto chorus. Ultima curiosità, se si desidera ottenere un riverbero naturale è possibile posizionare un secondo microfono distante qualche metro dal Vox AC30 in modo da far catturare in ritardo il suono; tecnica molto difficile da gestire in un mixaggio dal vivo perché rischierebbe di catturare anche suoni ambientali creando disagi ai fonici, ma potrebbe essere una soluzione per delle sessioni in studio.
Da musicista nonché interprete di The Edge nei 4UB qual è il tuo parere sul Delay e sul suo utilizzo, sia nel sound U2 che in altri casi?
Un parere personale… sono 10 anni che utilizzo il Delay e non me ne riesco a separare, sia dalla U2 Tribute Band che in arrangiamenti inediti e personali. Il suo utilizzo è perfettamente intersecato con il mio stile di chitarrista. È un effetto che sento mio e mi sentirei spoglio senza di esso. Il Delay mi aiuta a tenere il tempo alla perfezione anche senza la presenza di click o metronomo; quella ripetizione in più mi aiuta ad essere preciso nelle esecuzioni, anche perché un piccolo errore di tempo sfalserebbe la linea musicale impastando il suono e rendendo sgradevole la melodia.
Eccovi svelati alcuni segreti di quell’effetto geniale che rende unico e inconfondibile il sound U2.
Grazie Anx per aver condiviso con tutti noi ancora una volta la tua impeccabile conoscenza sul loro mondo e la loro musica!
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